di
Silvia Favaretto
La copertina bianca dell’edizione di Malpaso di questa nuova raccolta
poetica di Perla Rivera ci mostra un ditale, guscio fatto per proteggere il
nostro dito dall’ago acuminato. Tuttavia la poeta lascia il ditale lì sulla
copertina del libro e offre le sue tiepide carni in sacrificio agli aghi dell’amore
e del ricordo. Non ha paura della sofferenza, Perla Rivera, quando scrive
lunghi versi d’addio all’”uomo dalla camicia a quadri”. Il suo gatto la osserva
con tenerezza e l’accarezza mentre la scrittrice fa una ricerca acuta nel suo
corpo e nella sua memoria, all’interno del suo passato. Pochi poeti hanno
saputo scandagliare la propria agonia con tanta lucidità. Solida nella sua
scrittura, nella testardaggine e disobbedienza che sono le migliori eredità
ricevute dai suoi genitori, Perla affronta la fine di un amore, sapendo bene
che nella sua carne si agita la vita, che l’insonnia non potrà spegnere la sua
passione, che è proprio la sua scrittura quella che, definitivamente, la fa
resuscitare.
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