
G.Baldovin
Glauce Baldovin nasce in Argentina, a Rio Quarto, Cordoba, nel 1928. La sua famiglia è poverissima, ma ricca di storia ed immaginazione, Fin da piccola Glauce è una lettrice vorace ed autodidatta.
Secondo le sue stesse parole, il sole è la sua prima fonte di ispirazione e quando ha nove anni gli dedica un poema.
La sua vita si snoda negli anni duri e difficili della dittatura, di cui soffre le dolorose conseguenze. E’ distrutta dal dolore per il sequestro di uno dei suoi figli, un altro si ammala gravemente e muoiono entrambi.
Queste esperienze s’imprimono profondamente nella sua scrittura, come un marchio infuocato.
Infatti tematiche ricorrenti nelle sue poesie sono l’ inquietudine profonda, il dolore, la vertigine. I suoi versi brucianti come braci incandescenti sono un grido contro l’ingiustizia e il dolore, un invito a rompere gli argini e i limiti del linguaggio per esondare, oltrepassare, divenire altro nell’oltre.
Nel 1972 Glauce Baldovin ottiene il premio Casa de las Americas con il romanzo “La militancia”.
Tra le sue numerose opere si ricordano: “Poemas”, 1986, “Libro de soledad”, 1989, “Libro del amor”, 1993, “El rostro en la mano”, 2006, “Promesa postergada – Huesped en el Laberinto”, 2009.
La sua produzione poetica è impegnata politicamente, ma a partire dai settettant’anni sceglie di abbandonare il realismo socialista per avvicinarsi al surrealismo argentino e si fa ispirare dalle letture di Saint John Perse, Ernesto Cardenal, Pablo Neruda e Olga Orozco.
Nelle sue opere aleggiano la forza, l’impeto e la consapevolezza di chi vive nella tempesta.
Riceve molti apprezzamenti e riconoscimenti, ma mantiene sempre un atteggiamento distaccato nei confronti della notorietà.
Afferma : “Ammirazione è una parola borghese.” Sottolineando così il fatto che chi ammira qualcuno riconosce un ordine gerarchico, manifestando un atteggiamento di sottomisssione.
Muore a Cordoba nel 1995.
Nel 2018 la casa editrice Caballo Negro pubblicata le sue opere complete con il titolo “Mi signo es de fuego. Obra completa.”
De Paloma pantera
Al morir
con certeza mi hermana gemela me dejó su vida
prendida al ombligo
para que yo viviera por ella y por mí.
Este yugo que me unce
el peso de milenarias piedras sobre los hombros
y su voz que es sólo un rumor
desvela a la paloma a la pantera
a la locura que se viste de rojo y violeta
se restriega las manos mientras patina haciendo ochos sobre el piso
las paredes
el techo de la casa.
Yo miro aturdida
confundiendo mi cama con un tren que vuela enloquecido en busca del sol.
Glauce Baldovin è testimone di un’epoca, di una condizione umana ed esistenziale e racconta nei suoi versi la spoliazione, la perdita. Oggetto della sua poesia è l’esperienza di un dolore privato che diviene collettivo. La luce delle sue immagini folgoranti diviene un grido di denuncia. Solo riconoscendo il dolore e l’orrore e raccontandoli è possibile salvarsi, a livello individuale e collettivo.
Lucia Guidorizzi
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